DONNE DONNE DONNE, una mostra tutta al femminile alla Fondazione Remotti

DONNE DONNE DONNE così si intitola la mostra alla Fondazione Pier Luigi e Natalina Remotti a Camogli (Ge). Raccoglie alcune opere della Collezione Remotti di una trentina di artiste. Per quest’occasione la direttrice Francesca Pasini ha scelto mettere in dialogo il linguaggio dell’arte visiva con quello del teatro con la rappresentazione LE SERVE di Jean Genet, con la regia di Emanuela Rolla che è anche una delle interpreti insieme a Margherita Remotti e Gabriella Fossati.

Il 26 novembre alle ore 18,30 si apre con lo spettacolo teatrale, che debutta in questa sede, e alla fine si accendono le luci e si inaugura la mostra. In quel momento si accenderanno le lampadine brillantissime della scritta NOT FOR YOU realizzata da Monica Bonvicini nel 2006. Una scultura che è stata presentata in altre versioni in molti musei internazionali, ma ancora non vista in Italia. La scelta delle opere dalla collezione Remotti abbina il tema del corpo a interpretazioni dei luoghi che raccontano lo sguardo delle donne e la loro guadagnata presenza nella storia dell’arte contemporanea. Si percepisce un discorso forte sulla identità femminile, particolarmente attuale oggi quando il corpo viene utilizzato come status symbol del potere politico, economico, mediatico.

Altro stop per Frank Gehry, il Guggenheim slitta al 2015

La faraonica impresa dell’archistar Frank Gehry e del suo avveniristico Guggenheim di Abu Dhabi, il cui costo si aggira attorno agli 800 milioni di dollari è ormai divenuta una vera e propria fatica proverbiale, un poco come la celebre fabbrica di S.Pietro. Va detto che nei passati mesi la costruzione della prestigiosa istituzione museale è stata giustamente ostacolata da un comitato formato da più di 130 artisti internazionali tra cui svettano i nomi della nostra Monica Bonvicini, di Harun Farocki, Mona Hatoum, Emily Jacir, Shirin Neshat e Tania Bruguera, tanto per citarne alcuni. La protesta riguarda le pietose condizioni di lavoro degli operai locali che attualmente si trovano impegnati nell’edificazione dell’imponente struttura.

Performa 11, la Biennale della Performance sceglie i suoi protagonisti

Parlando di Biennali, a New York come forse molti di voi sapranno esiste l’unica biennale dedicata alla performance art, vale a dire Performa. La storia di questa prestigiosa manifestazione è relativamente breve, Performa è infatti nata nel 2004 per volere di RoseLee Goldberg, curatrice e pioniera degli studi sulla performance art.

Nel 2005 è stata quindi organizzata la prima edizione, sin da subito impreziosita dalla presenza di protagonisti d’eccezione come Marina Abramovic che per l’occasione presentò la sua ormai storica performance Seven Easy Pieces, dedicata a tutte quelle opere performative che di fatto influenzarono la sua creatività. In Seven Easy Pieces, Marina Abramovic eseguì delle re-performance di Body Pressure di Bruce Nauman, Seedbed di Vito Acconci, Action Pants:Genital Panic di Valie Export, The Conditioning di Gina Pane, How To Explain Pictures to a Dead Hare di Joseph Beuys e due sue opere: Lips of Thomas e Entering The Other Side.

Before My Eyes, il nuovo video di Shirin Neshat

Shirin Neshat torna alla carica. La bravissima artista è reduce dal successo dalla sua fatica cinematografica Donne senza uomini che nel 2009 le ha fatto vincere il Leone D’argento a Venezia, premio che è stato poi dedicato al popolo iraniano. Donne senza uomini ha segnato l’esordio di Shirin Neshat alla regia con un film tratto dall’omonimo romanzo di Shahrnush Parsipur, ma l’artista non ha certo intenzione di riposare sugli allori.

A riprova di tutto ciò la coraggiosa video artist e fotografa iraniana ha da poco ultimato l’ennesimo capitolo della sua serie per immagini intitolata Seasons che per l’occasione giugne alla stagione estiva. Come vuole la regola, anche questo nuovo lavoro  è di natura politico-sociale.  Il video in questione prende il titolo di Before My Eyes ed è stato concepito per portare lo spettatore a riflettere su questioni scottanti quali i continui capovolgimenti di fronte riguardo una possibile pace in Medio Oriente e le catastrofiche vicissitudini dell’ultimo, tremendo, terremoto in Giappone.

130 artisti contro il Guggenheim di Abu Dhabi

Ad Abu Dhabi non è sempre tutto rose e fiori come non sempre i soldi riescono a comprare tutto. Come ben saprete, da diverso tempo la capitale degli Emirati Arabi è concentrata sulla realizzazione del nuovo Guggenheim progettato dal celebre archistar Frank Gehry. L’opulente struttura da 800 milioni di dollari (alla faccia della crisi globale), mira e divenire un vero e proprio punto di riferimento culturale del medio oriente ma come accennato poche righe fa, questo sfarzo e questa cultura hanno già acceso alcune proteste da parte della comunità artistica internazionale.

Sono 130 infatti gli artisti che boicotteranno il museo, mettendo in discussione sin da oggi la futura collezione permanente di un istituzione ancora in costruzione. Tra i partecipanti al boicottaggio svettano nomi assai prominenti quali Harun Farocki, Mona Hatoum, Emily Jacir, Shirin Neshat, Monica Bonvicini, Tania Bruguera, Matt Mullican, Thomas Hirschhorn, Alfredo Jaar, Rikrit Tiravanija, Hans Haacke e tantissimi altri ancora.

Chiama un Taxi, anzi chiama Yoko Ono

 Come molti di voi ben sapranno i taxi de New York recano spesso sul tettino alcuni piccoli cartelloni pubblicitari. Questa forma di pubblicità in movimento generalmente mostra immagini di compagnie aeree, dei prossimi films in sala, di una nuova serie di accattivanti blue jeans o semplicemente degli occhiali più cool del momento. Ma nel mese di Gennaio la Show Media, una compagnia di Las Vegas che possiede la metà dei famosi “coni” pubblicitari dei tetti dei taxi della grande mela, ha deciso di adornare più di 500 macchine con un differente messaggio e sarebbe a dire con opere di Shirin Neshat, Alex Katz e Yoko Ono.

Lo scherzetto costerà alla compagnia circa 100.000 dollari ma il presidente John Amato, appassionato di arte contemporanea ha affermato:”Gennaio è sempre un mese dove gli affari ristagnano. Certo avrei potuto tagliare le nostre tariffe e vendere comunque alcuni spazi pubblicitari ma ho deciso di fare un regalo alla città”. Amato ha quindi contattato la Art Production Fund, una organizzazione no-profit che solitamente organizza attività artistiche in città ed ha chiesto ai fondatori Yvonne Force Villareal e Doreen Remen di selezionare gli artisti.

Shoja Azari e Shirin Neshat insieme alla Marco Noire Contemporary art

La galleria Marco Noire Contemporary Art di Torino inaugura il 25 settembre la doppia personale di Shoja Azari e Shirin Neshat per la prima volta insieme in una mostra.

Iraniani ma residenti a New York collaborano da tempo. In questa esposizione hanno saputo rivolgere uno sguardo alla realtà in cui viviamo, anche quella piu’ drammatica, fondendo, in opere di grande intensità emotiva, diverse tradizioni e molteplici linguaggi. Il legame forte con la letteratura della loro terra d’origine, la musica e la poesia e’ parte integrante delle loro opere video che mai come in questo momento si rivelano attuali.

Dark Side II, il lato oscuro della fotografia

L’anno scorso una mostra dal titolo Darkside I–Photographic Desire and Sexuality Photographed ospitata dal Fotomuseum Winterthur in Svizzera ha esplorato il ruolo della fotografia sull’immagine della sessualità e del desiderio, riproducendo passioni e corpi seducenti che si aprono alla vita.

Dal prossimo 5 settembre fino al 15 novembre sarà invece il turno del secondo capitolo dal titolo Dark Side II – Photographic Power and Violence, Disease and Death Photographed. L’evento si preannuncia come riflesso opposto della mostra precedente con immagini disperate e disperanti, colme di corpi sfigurati, mutilati o semplicemente in declino che forniranno interessanti spunti di riflessione sia sull’arte che sull’antropologia rappresentando il momento della morte o della vicinanza ad essa come ultima esperienza della vita umana.

Prima assoluta in California di Women Without Men di Shirin Neshat

Il Museum of Contemporary Art San Diego in California ospiterà dal 18 giugno una premiere della famosa e talentuosa visual artist iraniana-americana Shirin Neshat. L’evento durerà una sola notte e mostrerà al pubblico il primo lungometraggio dell’artista dal titolo Women Without Men.

La video artista porta per la prima volta sul grande schermo una bellissimo e poetico romanzo della scrittrice iraniana Shahrnush Parsipur che narra le cronache e le esperienze di cinque donne ambientate a Tehran nel 1953. Il racconto dal titolo omonimo descrive un periodo drammatico per l’Iran quando il governo democratico subì un clamoroso spodestamento da parte dello shah Mohammed Reza Pahlavi, leader supportato dalla C.I.A. il servizio di spionaggio americano. La stessa Parsipur fu messa al bando per tale romanzo nella metà degli anni novanta e fu invitata dal governo iraniano a desistere la scrittura di letteratura in tal senso.

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