Il mondo dell’arte schiavo dell’Operazionismo creativo

 

Nan Goldin si riscopre fotografa (senza identità) per il re delle scarpe Jimmy Choo. Ai Weiwei non disdegna la collaborazione con W Magazine. Jerry Saltz è un grande critico ma è anche un giudice del reality show dell’arte Work Of Art, una delle peggiori idee della tv contemporanea. Christie’s da par suo assolda Spiderman e lo fa interagire con una scultura di Louise Bourgeois. Le fiere dell’arte si moltiplicano a vista d’occhio con conseguente bagno di folla ma spesso gli opening si affastellano l’uno sull’altro, creando replicanti inutili. I grandi franchisor come Lisson aprono sedi in ogni parte del globo per attirar più clienti nei loro supermarket dell’arte. La Vip Art Fair, fiera dell’arte esclusivamente online, ritocca la sua piattaforma in occasione dell’edizione 2012.

Queste, in sintesi, le notizie provenienti dal mondo dell’arte contemporanea degli ultimi giorni. Si tratta di eventi che in sostanza superano il concetto di spettacolo ed intrattenimento per lanciarsi sui sentieri inesplorati del nulla totale. La crisi del mondo moderno ha provocato una reazione all’interno dell’artesistema ma questa reazione è in realtà un grande effetto collaterale che minaccia la salute di un mondo ormai esangue.

L’Italia e le troppe scene dell’arte emergente

La scena dell’arte emergente italiana. In verità sarebbe più corretto parlare di scene della giovane arte, poiché le divisioni presenti all’interno del nostro paese sono ancor più evidenti quando si parla di creatività. Tali sottoinsiemi di un grande insieme appaiono slegati da quest’ultimo e questo inutile frazionamento rappresenta il punto debole dell’arte emergente del tricolore. Unendo tutte queste diversità l’Italia potrebbe sfruttare al meglio la sua forza creativa, inserendosi nel gruppetto delle nazioni che “contano”. Unità e collaborazione è quindi l’auspicio e l’esortazione che ci sentiamo di rivolgere a tutti gli addetti del settore, all’insegna di un 2011 proficuo per la giovane arte italiana. Ecco quindi l’analisi delle varie scene presenti sul nostro territorio:

La scena delle fondazioni, associazioni ed altre organizzazioni che hanno come obiettivo la  promozione dell’arte emergente gioca un ruolo importante nel nostro paese. Questi organismi generalmente si propongono come piattaforme per la sperimentazione ma spesso e volentieri supportano nomi già noti al mainstream. Si gioca sul sicuro con meno rischi e si punta su artisti con buoni dealers alle spalle. Ogni fondazione ha il suo gruppo di giovani artisti ben distinto.

Il Turner prize 2010 e l’estetica di regime

La prestigiosa Kermesse britannica del Turner Prize è entrata nel vivo dell’azione e come al solito sono piovute critiche da più parti. Stavolta però non si parla di provocazione o di cattivo gusto ma di noia,  una vera e propria catastrofe per l’arte in genere. Anche prestigiosi magazine d’arte come Artinfo si scagliano contro i protagonisti dell’edizione 2010 che sono Dexter Dalwood con i suoi collage pittorici, l’Otolith Group con le sue installazioni filmiche, Angela de la Cruz con le sculture composte da dipinti e Susan Philipsz con le sue installazioni sonore.

Ebbene l’accusa più gettonata sembrerebbe essere quella di ricorrere ad un postmodernismo ormai superato e schiavo di meccanismi di maniera ormai un tantino logori. E’ chiaro che le manifestazioni concettuali si basano su un’idea ma quando anche questa viene a mancare resta ben poco da dire. In più sembrerebbe che i vertici del premio abbiano fatto firmare ai giornalisti una sorta di contratto volto a non “diramare notizie offensive sul premio”. Insomma si può parlare del premio ma bisogna parlarne bene.

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