Alcune note contro la noia imperante

 In queste pagine si è più volte parlato della nuova creatività italiana e vorrei ribadire quanto l’arte giovane rappresenti la nostra unica risorsa per tentare di emergere dallo stato di torpore in cui versa la scena dell’arte contemporanea nostrana. Eppure se da un lato i nostri artisti sono stretti da una morsa istituzionale che ne appiattisce la creatività e ne limita l’azione, dall’altro anche la proposta creativa dovrebbe iniziare a mostrare i denti e non cedere il fianco a chi punta all’uniformazione.

Va da sé che le fondazioni ed i musei sono orientati verso artisti dotati di curriculum o comunque trainati da importanti cordate. Galleristi e curatori dal canto loro operano lo stesso criterio di selezione con l’eccezione che ogni tanto riescono a mettere in evidenza qualche talento verace. Il vero problema è che tutti sono orientati a seguire un modello estetico internazionale con la convinzione che questo sia una panacea in grado di far vendere o comunque donar prestigio, quando invece non ci si accorge che scimmiottando forme creative del passato o di altre nazioni si genera solamente un inutile prodotto complementare.

Sistema dell’arte contemporanea? Ah ah ah ah ah!

 

Scena dell’arte contemporanea, sistema dell’arte. Chissà quante volte avrete sentito usare queste terminologie all’interno dei discorsi fra addetti ai lavori o magari all’interno degli articoli presenti sui magazine d’arte. Per sistema dell’arte generalmente si intende un vero e proprio indotto costituito da artisti, gallerie, musei, collezionisti, addetti del settore, case d’asta, fiere, fondazioni ed altre realtà legate alle arti visive che contribuiscono al mercato, allo sviluppo ed alla promozione delle stesse.

Per definirlo come tale, un sistema dovrebbe essere strettamente interconnesso, un grande insieme i cui sottoinsieme dialogano incessantemente fra loro, contribuendo al corretto funzionamento dell’intero organismo. Questo succede in altri pianeti, visto che questa connessione reciproca dalle nostre parti è pura fiction.

Schema Ponzi nell’arte contemporanea? dove finisce il “fare sistema” ed inizia la truffa vera

Chissà se davvero esiste un “cartello” dell’arte contemporanea, una sorta di Schema Ponzi che promette forti guadagni alle vittime, sempre che esse siano disposte a gettare nel calderone altri nuovi investitori. Questa catena di Sant’Antonio mirata ad ottenere ingenti ritorni economici e soprattutto a breve termine è una sorta di marketing piramidale della truffa e come già ipotizzato nel nostro incipit, potrebbe attecchire anche nel dorato mondo dell’arte, a patto che non lo abbia già fatto.

Giusto pochi giorni or sono il Guardian ha pubblicato la notizia della scoperta di uno sconcertante giro di estorsioni nel mondo dell’antiquariato. Migliaia di dealers, organizzatori di fiere e case d’asta sono stati per lunghi anni bersagliati da un manipolo di traders internazionali che li hanno costretti a pagare migliaia di euro sotto forma di inserzioni pubblicitarie fasulle. Cosa ha spinto le vittime a pagare tali somme non è ben certo ma un’indagine internazionale sta cercando di gettare un poco di luce su questo losco meccanismo.

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