Metti Pac-Man nel museo

Vi ricordate del nostro articolo sulla nuova mostra della Smithsonian National Portrait Gallery di Washington D.C.? Tanto per rinfrescarvi la memoria, più di due mesi fa la prestigiosa istituzione, balzata agli onori della cronaca per il deprecabile atto di censura perpetrato ai danni del video A Fire in my Belly di David Wojnarowicz, aveva lanciato un grande sondaggio online per definire i videogames protagonisti della mostra The Art of Videogames, evento interamente dedicato alle pietre miliari del settore videoludico.

Ebbene il grande sondaggio si è da poco concluso e dobbiamo dire che i risultati hanno premiato alcuni tra i più amati videogiochi di sempre. La mostra che avrà luogo dal 16 maggio al 30 settembre 2012 sarà suddivisa in categorie che abbracciano l’intera storia dell’esperienza videoludica, dagli albori delle prime console fino a giungere alle nuove meraviglie come il Nintendo Wii.

The Art of Video Games, i videogiochi vanno al museo

Dopo aver riempito pagine e pagine dei magazine e dei blog d’arte di tutto il mondo con lo scandalo della censura al video A Fire in My Belly, opera del compianto David Wojnarowicz, lo Smithsonian National Portrait gallery di Washington DC torna a far parlare di se ma questa volta per un’affascinante mostra.  Il titolo dell’evento è The Art of Video Games e sarà ospitata presso la chiacchieratissima istituzione dal 16 marzo 2012 fino al 30 settembre dello stesso anno.

Si avete capito bene, la mostra si terrà tra circa un anno. Ma perchè? la ragione è presto detta, l’evento sarà interamente dedicato ai videogiochi e partirà dagli albori del divertimento elettronico rappresentati da Pac-Man e Pitfall! sino a giungere alle meraviglie tridimensionali dei nostri giorni come Super Mario Galaxy 2.

Censure made in U.S.A, ultimi sviluppi su Blu e Wojnarowicz


Vorremmo con questo articolo tenervi informati sui due casi di censura made in U.S.A. che in questi giorni stanno tenendo in scacco l’opinione pubblica e la comunità artistica internazionale. Iniziamo quindi da David Wojnarowicz contro la Smithsonian National Portrait Gallery di Washington DC. In questi giorni oltre 500 persone si sono riunite davanti al museo per protestare contro l’ormai celebre atto di censura.

Al grido di “Smithsonian, Stop the Censorship” e “Silence = Death” i manifestanti hanno ribadito il loro dissenso mentre ultimamente la Robert Mapplethorpe Foundation, la Warhol Foundation e la Calder Foundation hanno tagliato i fondi allo Smithsonian, vediamo quindi con quali soldi andrà avanti un museo che di fatto ha offeso il mondo dell’arte, la comunità gay e tutti coloro che lottano per i diritti umani. Stop the Smithsonian Now!

Continua il caso Wojnarowicz, arrestati due artisti e banditi a vita dalla Smithsonian

Incredibilmente, arriva il nostro quarto articolo dedicato alla vicenda Smithsonian National Portrait Gallery contro David Wojnarowicz. Dopo avervi informato sul tremendo atto di censura perpetrato dall’istituzione, che ha di fatto escluso il video dell’artista A Fire in My Belly dalla mostra Hide/Seek, e sulla successiva manifestazione di oltre 100 persone davanti al museo, eccoci di nuovo a parlarvi di un ulteriore assurdo episodio.

Lo scorso 4 dicembre due attivisti si sono introdotti all’interno del museo durante gli orari di apertura e si sono piazzati tranquillamente davanti l’entrata. Una delle due persone ha in seguito tirato fuori dalla sua borsa un iPad. Il piccolo ma potente schermo è stato assicurato attorno al  collodell’uomo  tramite una tracolla ed una volta acceso ha cominciato a mostrare le immagini del video di Wojnarowicz

Lotta all’oscurantismo: un corteo per David Wojnarowicz

Ed alla fine le voci di protesta contro l’oscurantismo si sono fatte sentire, Globartmag ovviamente si unisce simbolicamente alla manifestazione e pubblica questo breve articolo proprio per ribadire che: “l’arte deve essere la libera espressione dell’animo umano“. Stiamo ovviamente parlando del pasticcio combinato la scorsa settimana dai vertici della Smithsonian National Portrait Gallery di Washington D.C.

Come già anticipato in ben due nostri articoli, l’importante istituzione aveva praticamente censurato un’opera di videoarte presente alla mostra Hide/Seek. Il video A Fire in my Belly di David Wojnarowicz, che aveva come tema le sofferenze inflitte dall’AIDS, era stato incredibilmente rimosso dalla mostra perchè accusato di offendere il pubblico. L’immagine che più ha disturbato i tranquilli sonni dei benpensanti è quella di un crocifisso sanguinante con delle formiche che vi camminano sopra.

Alcune riflessioni su Wojnarowicz e l’oscurantismo made in U.S.A.

Devo dire che la scelta della Smithsonian National Portrait Gallery di Washington D.C. di rimuovere l’opera A Fire in My Belly di David Wojnarowicz dalla mostra Hide/Seek mi ha lasciata decisamente stupefatta ed indispettita. Stiamo parlando di un artista (deceduto a soli 37 anni nel 1992) tra i più importanti e sensibili della sua generazione nonché di un uomo che usava l’arte come antidoto nei confronti delle costrizioni sociali e come traccia per testimoniare la sua esperienza umana.

Un ribelle proveniente dalla cultura popolare che aveva una sua poesia visiva fatta di sogni e immagini lisergiche. Per questo mi chiedo, non è compito del mondo dell’arte quello di combattere contro chi etichetta le opere come offensive e degenerate? Evidentemente no, evidentemente tutto ciò è solamente frutto di un discorso di facciata che va bene solo per mostrare alla gente un impegno sociale oggettivamente inesistente.

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