Social Networks e giovani artisti, attenzione a non esagerare

Ormai non è più inverosimile pensare all’arte ed alla vita privata come due entità non separate. Giusto una manciata di anni fa, artisti come Tehching Hsieh avevano deciso di trasformare la loro vita in una continua performance, con tutte le difficoltà e gli inconvenienti del caso. Oggi invece non bisogna far troppa fatica per manifestare la propria creatività anche in un contesto totalmente al di fuori dall’attività pubblica.

L’artista dei nostri giorni ha infatti a sua disposizione una serie di piattaforme digitali su cui espandere la propria creatività e mantenere il resto del pubblico in contatto con la propria attività anche in ambito privato. Facebook ad esempio può essere un buon metodo per espandere le proprie conoscenze e fare un poco di public relations che non guastano mai.

Twitter è invece molto usato anche da veri e propri mostri sacri come Ai Weiwei che proprio dal celebre social network cinguettante ha lanciato la sua battaglia contro le ingiustizie delle istituzioni cinesi. Ultimamente invece molti giovani artisti hanno scoperto piattaforme alternative come Tumblr, website che permette di creare veri e propri blogs altamente customizzabili tnato che è facilissimo trovare modelli già pronti per creare portfolios.

Whitney Houston, Schettino e le mutande di Belen. La Metainformazione divora tutto

L’impazienza sembra essere divenuta l’ossessione dei nostri tempi. Il mondo di internet ad esempio viaggia ad una velocità talmente smodata che ogni nuova notizia viene letteralmente sepolta dalla successiva, senza una reale soluzione di continuità. Twitter ne è la prova provata, milioni di aggiornamenti di stato al secondo, tutti “cinguettano” ma nessuno realmente legge. La televisione, fino ad oggi mezzo supremo di informazione, sta oggettivamente cedendo sotto i colpi della nuova Metainformazione ed ecco quindi che ogni telegiornale che si rispetti, per poter campare, si è ridotto a guardare cosa succede su Facebook, a rilanciare i Tweets che parlano di Schettino e a pubblicare i video di Youtube dell’ondata di neve sulla penisola.

Tutto ciò accade poiché i nuovi smartphones, con le loro infinite possibilità, hanno trasformato la popolazione in un esercito di reporter, cronisti e quanto altro. Una notizia viene riportata sulla rete e successivamente amplificata in tutto il mondo nel momento stesso in cui il fatto si sta verificando, una condizione di sovranità assoluta nei confronti dei poveri notiziari Tv. Tale condizione, apparentemente democratica poiché ognuno è libero di aggiungere ciò che vuole ad un dato accadimento, rischia però di appiattire tutto su di un’unica superficie e soprattutto di lasciare troppo spazio ad informazioni non esatte.

Berlino ha il suo Facebook dell’arte, si chiama Artconnect Berlin

Anche oggi proponiamo al nostro pubblico, come già facciamo da diverso tempo, un articolo che mette a confronto il mondo di internet e l’arte contemporanea. Se ben ricorderete in passato abbiamo scandagliato le nuove realtà di mercato presenti solo sul web, successivamente abbiamo dedicato uno spazio a Google +, vagliandone i particolari benefici per artisti ed operatori di settore.

Ebbene la notizia di oggi arriva fresca fresca dalla Germania e si tratta di una sorta di social network focalizzato esclusivamente sull’arte contemporanea. Questa nuova piattaforma prende il nome di Artconnect Berlin ed è stata pensata per gli artisti che abitano nella grande città tedesca. Artconnect è online dalla fine di luglio con propositi più che battaglieri.

Se You Tube uccide la performance

Video Killed the Radio Star era un celebre pezzo dei Buggles del lontano 1979 che narrava la capitolazione di una stella della radio, uccisa dall’avvento dei video musicali e quindi dalla fruizione della musica unicamente tramite il tubo catodico. Le cose non sono andate proprio così, visto che tutte le emittenti di video musicali hanno subito un tremendo calo di ascolti dopo l’avvento di internet e Youtube, mentre le radio sono ancora lì, vive e vegete.

Oggi però la preoccupazione è un’altra, come ci ha fatto giustamente notare il New York Times: Video Killed Performance Star. In parole povere Youtube, Facebook, Flickr e tutte le altre piattaforme web dove e possibile fruire immagini ferme o in movimento, hanno generato una nuova forma di soggettività: quella di trovarsi in una continua situazione di performance individuale. Il Times ha inoltre aggiunto che la performance di Zefrey Throwell, a cui hanno partecipato numerosi performers coinvolti in uno strip tease a Wall Street proprio davanti la sede della Borsa, non ha generato molto clamore o shock nel pubblico.

Ai Weiwei torna su Twitter e parla a nome degli artisti prigionieri

Ai Weiwei sembra essere tornato a parlare a gran voce tramite internet. Dopo averlo visto sulla nuova piattaforma Google +, social network in lotta con Facebook, il coraggioso artista è comparso anche su Instagram, social network fotografico molto in voga tra gli utenti Apple. Proprio su questa piattaforma Weiwei sta pubblicando le foto del suo recupero fisico, lo vediamo infatti mentre si pesa e guadagna 3 etti o quando mangia un’enorme ciotola di riso in compagnia dei suoi collaboratori.

La notizia del giorno è però quella del grande ritorno dell’artista su Twitter, social network dove il profilo di Weiwei è visitato da centinaia di migliaia di fan e da dove l’artista ha più volte lanciato le sue azioni da “dissidente”, per usare un vocabolo tanto caro al regime cinese. Ebbene, noi tutti avevamo subito pensato ad una probabile quanto malaugurata censura del profilo Twitter ma fortunatamente le cose non stanno così ed il nostro è tornato a twittare liberamente.

Social netart, quando Facebook diventa arte

Come ogni fenomeno globale che si rispetti, i social networks finiscono sempre per attirare l’attenzione dei più creativi che solitamente riescono in qualche modo ad oggettivare ed enfatizzare vizi e virtù di queste piattaforme amatissime e cliccatissime. Facebook ad esempio è in questi ultimi tempi un vero e proprio banco di prova per moltissimi artisti e mentre molti lo usano solamente per pubblicare portfolio ed altre immagini, altri indagano sull’essenza stessa del mezzo. Dobbiamo dire che sono proprio i talenti nazionali ad aver lanciato le più interessanti operazioni di questa Social netart ancora in fase di totale rodaggio.

Alessandro Bulgini ha più volte utilizzato Facebook per frammentare la sua immagine o documentare lo scorrere del tempo mediante una presenza assenza del suo profilo online. Le sue invenzioni estetiche e concettuali hanno letteralmente aperto nuove prospettive ai fruitori di questo diffusissimo mezzo di comunicazione. Ma Bulgini non è l’unico pioniere di queste nuove tecniche artistiche.

Internet vs Arte contemporanea

Internet è un grande strumento di lavoro, informazione, svago e via dicendo. Per quanto riguarda l’arte contemporanea, l’avvento della rete ha portato significativi cambiamenti. Si possono leggere blog come questo e tenersi aggiornati sugli eventi di tutto il mondo, si possono ammirare siti d’artista ed osservare una miriade di opere, ci si può confrontare a distanza, inviare inviti e attuare vere e proprie campagne pubblicitarie su un dato evento, si possono creare opere di net-art. Inoltre con il varo della VIP art fair è attualmente possibile visitare una fiera d’arte contemporanea senza muoversi da casa.

Insomma Internet ha rivoluzionato un intero sistema, aprendolo a nuove ed infinite possibilità di comunicazione. Eppure prima dell’avvento di Internet la scena dell’arte contemporanea era comunque florida e pulsante. Oggi si può controllare il curriculum di artisti e curatori, osservare a quanti e quali eventi hanno partecipato ed in taluni casi, leggere le considerazioni su un dato evento. Questo è sicuramente un aiuto per la comunità artistica e per gli addetti al settore ma il rischio, a volte, è quello di giungere ad affrettate conclusioni.

Per essere giovani artisti bisogna darsi da fare

Pensate forse che i nostri giovani artisti stiano perdendo terreno in ambito internazionale? Niente di più sbagliato, anzi si potrebbe senza ombra di dubbio affermare che essi hanno tutte le carte in regola per sfondare all’estero. Negli ultimi anni abbiamo subito l’ondata della YBA inglese, l’eterno ritorno degli statunitensi, l’arrembaggio dei cinesi e quello della nuova scuola di Lipsia. Ora stiamo assistendo ad una grande ascesa dell’est europeo e del Medio Oriente.

Eppure anche noi possiamo farcela, possiamo imporre il nostro stile, le nostre estetiche ed i nostri concetti all’attenzione della scena internazionale. Quello che manca è un poco di organizzazione e più volontà da parte non solo delle istituzioni e delle gallerie private ma anche da parte degli artisti stessi che dovrebbero in qualche modo porsi in uno stato di continuo movimento.

Se Mr Gaga si butta su internet

Ve lo dovevate aspettare, dopo l’invasione dei vari franchising del fast food, dei telefonini cellulari ed anche delle mutande eccoci giunti al franchising dell’arte. A pensarci ovviamente è il nostro Mr. Gaga Gagosian che non pago di aver aperto 10 gallerie ha ora intenzione di invadere anche il mondo di internet con il suo potere magico.

Ovviamente Larry Gagosian da vecchio volpone del mercato ha fatto le cose in grande stile, alleandosi con Eric Schmidt di Google, Dasha Zhukova (la nuova reginetta dell’arte contemporanea russa) e Wendi Murdoch (moglie del ben più celebre Rupert). Da questa spremuta di cervelli è nato Art.sy, un vero e proprio mercato dell’arte online che può essere completamente personalizzato dall’utente, ovviamente si parla di utenti molto speciali.

Il futuro dell’arte contemporanea è globale o legato al mercato?

Sono in molti a chiedersi quale sarà il futuro dell’arte contemporanea ed i pareri sono ovviamente discordanti. Sono in fatti in molti ad affermare che la creatività internazionale ha ormai perso mordente, uniformandosi a scelte già consolidate ed a schemi estetici largamente consolidati all’interno di un sistema sempre più chiuso e chino su se stesso. Insomma secondo queste fonti siamo ormai giunti ad un punto di non ritorno ove non è rimasto più nulla da scoprire e da inventare.

Altri invece si sono espressi in maniera più favorevole e positiva nei confonti del futuro prossimo dell’arte. Julia Peyton-Jones, direttore della Serpentine Gallery di Londra, ha ad esempio annunciato un futuro all’insegna del globale. Come già accaduto per il sistema economico e tecnologico, il centro di gravità del sistema artistico si è spostato dall’ovest verso est, con un’iniezione di nuovi artisti da Cina, India e Medio Oriente fautori di nuove opere le quali riflettono le diverse identità nazionali.

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