Shepard Fairey abbellisce Londra

Torniamo a parlare di street art e torniamo a parlare di Shepard Fairey. Ultimamente il nostro “street artists – che – non – ama –sporcarsi – le – mani” aveva guadagnato le prime pagine dei magazine d’arte contemporanea esclusivamente con le sue disavventure più che con la sua arte. Se ben ricorderete infatti, dopo aver pagato fior di quattrini di multa per aver cannibalizzato una fotografia di Mannie Garcia ed averla utilizzata per il suo poster Hope, icona della campagna di Obama alle presidenziali, il nostro Shepard era incappato in una gaffe dalle proporzioni colossali.

Nel corso di un’intervista, alla domanda: “creai ancora i murales in strada personalmente” Fairey era stato preceduto dalla moglie che aveva innocentemente affermato: “non li fa più da diverso tempo!” con sommo dispiacere del marito. Oggi, a distanza di tantissimo tempo Fairey è tornato a creare murales e non parliamo di stencil o posters ma di un’opera dipinta.

Olek protagonista di un nuovo spot Samsung

Vi ricordate di Olek? Stiamo parlando di una delle street artists più celebri e talentuose  del momento. Olek però non crea graffiti o murales alla stregua dei suoi colleghi, la sua tecnica prediletta è infatti quella dello Yarn Bombing.  Lo Yarn Bombing è un nuovo tipo di movimento street art nato da un manifesto creato nel 2009 e pubblicato nel libro Yarn Bombing: The Art of Crochet and Knit Graffiti di Mandy Moore e Leanne Prain, due artiste di Vancouver in Canada. Il processo creativo è innovativo ma parte da una tradizione millenaria, quella dell’uncinetto.

Gli artisti che si cimentano in questa caleidoscopica tecnica non fanno altro che tessere delle trame attorno alle opere pubbliche e quanto altro. Lo scorso anno Olek era stata al centro di una sfortunata vicenda giudiziaria.  L’incidente è avvenuto a Londra nell’ottobre del 2011, mentre l’artista era impegnata nella city per donare un’opera a fini umanitari. Proprio in quella fatidica data Olek è stata arrestata e trattenuta per due giorni in cella in attesa di un giudice. Inoltre il passaporto polacco le è stato confiscato e solo dopo il pagamento di una cauzione l’artista è ritornata in libertà.

Independence is My Fuel – JR Inside out Project

Immortalami. Ritraimi. Cogli la mia essenza. Mostra a tutti quello che sono realmente. Trasformami. Fa che il mio volto diventi un semplice poster in bianco e in nero. Diffondimi. Fa che io sia visibile a tutti, anche al passante più distratto. Scegli un muro per me, quello più alto e visibile nel cuore della mia città e lascia che attraverso il mio volto ti racconti di essa, lascia che io ti racconti di me. Lasciami andar via. Saranno la corrosione dei venti o delle piogge o solo il passare delle settimane a far si che di me non vi sia più traccia.Ma lascia che ci sia traccia del mio volto solo nelle menti di coloro che hanno solcato le strade che attraversano quel muro.

JR. Un’idea,un progetto,una gang. Nasce nelle strade di Parigi e il suo unico vero bisogno è quello di inseguire la libertà attraverso amore e attraverso il gioco;proprio così il gioco:è proprio questa la componente più importante. JR è un trasformista : corre sui tetti della città scrollandosi di dosso la polizia.Gira il mondo fluttuando come un super-eroe. Parigi,Londra,NewYork,Gerusalemme,Rio,Nairobi,Nuova Delhi. Schiva il sole,la sua risorsa sono solo le ombre.Appare e poi scompare,ogni volta lasciando la sua firma. La sua mostra è globale.Passa attraverso i networks fino ai muri delle città.Le più grandi gallerie della terra sono a sua disposizione.

Censura alla fiera di Tunisi, colpita la Street Art

Ci risiamo, la censura ha colpito ancora, ed ancora una volta le sue luride grinfie si sono posate sul mondo della  Street Art. A farne le spese è stato il graffiti artist tunisino Elecktro Jaye che si era illuso di poter esporre le sue opere alla Primtemps des Art, un’importante fiera d’arte contemporanea organizzata a Tunisi. Poco dopo aver installato le opere, Jaye si è visto costretto a tirarle giù dalla parete:

uno degli organizzatori della fiera mi ha detto che aveva ricevuto alcune pressioni dagli organi di stato e che dovevo togliere le mie opere poiché giudicate troppo impegnate politicamente. A sua detta le opere avrebbero potuto causare dei problemi. Ma alla fine i problemi sono sorti comunque” ha dichiarato l’artista ai microfoni di Tunisia Live.

Una famigliola felice al mare? No è Calder Greenwood

A prima vista l’immagine pubblicata qui sopra sembrerebbe la banale istantanea di una famigliola felice al mare. Chissà quante ne avrete viste di queste scene, durante le vostre vacanze o le vostre gitarelle fuori porta. Eppure questo quadretto idilliaco è lungi dal poter esser considerato normale visto che è parte integrante di un’installazione di street art creata da Calder Greenwood. Lo scorso martedì notte l’artista losangelino si è introdotto all’interno di un cantiere di Broadway ed ha iniziato ad installare la sua famigliola di cartapesta: bambino con tanto di secchiello, mamma che legge il giornale a pancia sotto e paparino sotto l’ombrellone intento a sorseggiare un drink, una scena che sulle spiagge di Los Angeles è un vero e proprio must.

Il giorno seguente la popolazione si è trovata faccia a faccia con l’insolita installazione. Subito si è scatenata la ressa dei curiosi: “in un primo momento pensavo fossero veri. Ho sfoderato il mio smartphone ed ho fatto partire la video camera, sperando che i tre non si muovessero. Avvicinandomi e notando una stasi innaturale mi sono resa conto che si trattava di manichini.

Verso la fine del mondo e molto oltre

Lungimirante, stupefacente, mastodontica scommessa quella fatta da Patricia Armocia che regala a Milano una mostra che lascia il segno e che mostra cosa significa credere davvero negli artisti e nell’arte. Perché produrre cultura si può e non è solo un discorso di investimenti, è questione di qualità delle idee e visionarietà di chi le rende possibili. The folding of a know world è innanzitutto una mostra di tre giovani artisti: Swoon, Monica Canilao e Dennis McNett, non la definirei una mostra collettiva, piuttosto un progetto comune. The folding of a know world è più simile all’esperienza di tre amici che vanno in campeggio e siccome sono artisti si divertono a costruire cose con materiali di recupero ed è tale la loro capacità di fondersi esaltando al contempo le proprie peculiarità che si crea una forza generatrice di meraviglie grazie alla loro unione.

Piegando a loro volere materiali vissuti e abbandonati nel tempo sono stati capaci di costruire in una manciata di giorni un mondo fantastico racchiuso tra le mura della galleria. La storia che raccontano non è rassicurante, ma visto il panorama che ci circonda nel mondo reale non ci resta che seguirli nel percorso. Il punto di partenza è l’oggi, momento in cui la sesta estinzione di massa è alle porte e noi esseri umani ne siamo la causa diretta. Da qui bisogna ricominciare: il mondo che conosciamo crollerà su se stesso, sarà la dea Kalì, nella quale convivono forza distruttrice e creatrice in quanto madre dell’universo, a scatenare il cambiamento.

Alice Pasquini, lo spirito ribelle del gentil sesso

Chi ha detto che le ragazze stile ‘Cenerentola’ sono le migliori? E’ questa la domanda cardine su cui ruota ‘Cinderella Pissed Me Off’, la prima mostra di Alice Pasquini presso la 999Contemporary, sita nel quartiere popolare di Testaccio, a due passi dal MACRO Testaccio. Nonostante i suoi personaggi suscitino nello spettatore sensazioni di dolcezza e sensualità la sua volontà d’espressione va ben oltre. Infatti, a causa dell’insofferenza della nostra beniamina nei confronti di quelle donne incapaci di vivere sole, che necessitano di un principe azzurro che le supporti nella quotidianità, ha deciso di rappresentare lo spirito irriverente e ribelle del gentil sesso. Le sue opere sono, infatti, un inno alla donna in quanto individuo indipendente, capace di affrontare ogni situazione o difficoltà.

Alice Pasquini (Roma, 1981 – vive e lavora a Roma) è considerata tra le più famose street artist del mondo insieme a Blu, Sten&Lex, Bansky, JR, C215, Faith 47 e Swoon. Artista caratterizzata da un indole apparentemente calma che nasconde, in realtà, un inquietudine interna da cui deriva l’incessante esigenza di spostarsi continuamente. Negli ultimi dieci anni ha vissuto in Spagna, Gran Bretagna, Francia, Norvegia lasciando il segno del suo passaggio su ogni possibile superficie urbana.

Addio al topo paracadutista di Banksy

Visto che nel precedente articolo avevamo parlato dei problemi derivati dalla conservazione della street art, continuiamo con un’altra notizia in linea con la precedente. Neanche a farlo a bella posta,

Conservare la Street Art

La conservazione ed il restauro delle opere di arte contemporanea rappresentano una questione alquanto spinosa. Intervenire su opere d’arte delicatissime e reperire materiali fuori produzione non è certo facile e spesso bisogna compiere numerose ricerche prima di intervenire sul “pezzo”. Per quanto riguarda la conservazione bisogna sempre tener conto di fattori ambientali come luce, umidità ed altri possibili rischi. Quando si parla di Street Art le cose si complicano in maniera drammatica. Come evitare l’erosione degli agenti atmosferici se le proprie opere sono praticamente esposte tutti i giorni alle intemperie?

A questa domanda ha cercato di rispondere un organizzazione statunitense chiamata Heritage Preservation che nel 2006 ha lanciato un programma chiamato Rescue Public Murals con l’aiuto del Getty Conservation Institute e qualche finanziamento statale. Notando l’abbandono ed il conseguente disfacimento di molti importanti murales prodotti da artisti del calibro di David Alfaro Siqueiros e Meg Saligman, l’organizzazione ha iniziato il lungo cammino della conservazione delle opere di street art.

Marc Jacobs batte Kidult 6-0 6-0

In questi giorni si è sviluppata una curiosa guerra a colpi di street art che tirato in ballo anche il dorato mondo del fashion design. Come molti di voi ben sapranno, lo scoppiettante Marc Jacobs è una vera e propria fucina di idee. Oltre ad essere direttore artistico di un prestigioso marchio come Louis Vuitton (posizione assunta nel 1997), Jacobs è possessore di un suo brand d’abbigliamento dove figura anche una linea meno costosa denominata Marc by Marc Jacobs.

Proprio un uno dei retail shop del brand, la scorsa settimana si è abbattuta la furia della street art. Kidult, un agguerrito street artist newyorchese, ha infatti scelto come bersaglio principale lo shop di Jacobs situato nel centro di Manhattan. Durante la notte lo street artist ha compiuto la sua poderosa azione e l’indomani i commessi accorsi all’apertura si sono ritrovati l’intera vetrina del negozio coperta dalla scritta ART, graffiata con vernice rossa.

Quando lo street artists dovrebbe tornare a scuola

La street art è bella, la street art ci piace. Del resto, scarabocchi a parte, a chi non piacerebbe vedere i luoghi urbani più degradati, finalmente riqualificati da guizzi di graffiti e caleidoscopici murales. La street art poi è giovane e fresca, alzi la mano chi non ha mai visto orde di ragazzini armeggiare con bombolette spray anche in pieno giorno, nel tentativo di far pratica su mura in disuso adibite a veri a propri banchi di prova.

E poi quanti grandi supereroi da imitare: Banksy, Invader, Blu, Os Gemeos e chi più ne ha più ne metta, la lista dei creativi dell’arte metropolitana non finisce mai ed il bello è che ognuno di essi ha qualcosa di unico da cui si può sempre trarre ispirazione. Basta non incappare in un problema assai diffuso che potrebbe traviare le giovani generazioni, sarebbe a dire quello degli “orrori” ortografici.

SWOON | MONICA CANILAO | DENNIS MCNETT – THE FOLDING OF A KNOWN WORLD

La Galleria Patricia Armocida inaugura mercoledì 11 aprile la mostra “The Folding of a Known World”, collettiva di Swoon, Monica Canilao Dennis McNett. In mostra  sessanta opere di medie e grandi dimensioni, tra cui pezzi creati a tre mani dagli artisti e tre installazioni site specific.

Il titolo nasce da una riflessione sulle diverse storie della creazione, preservazione e distruzione del mondo, con i loro molteplici miti e personaggi. Correnti di pensiero dalle sfumature infinite che, una volta scoperte, fanno sì che il mondo come lo conoscevamo ripieghi su se stesso e se ne spalanchi uno nuovo, nel quale tutto è possibile. Si vuole inoltre richiamare l’attenzione su una situazione di estrema attualità: il mondo sta infatti collassando su se stesso. Secondo gli scienziati, la sesta estinzione di massa è alle porte e gli esseri umani ne sono la causa diretta; dobbiamo riconoscere che siamo in una situazione di rischio e cercare di fare qualcosa per contrastarla. 

Street art News!

Mark Walhen

Vediamo un poco come butta dalle parti della scena street art internazionale e soprattutto andiamo un poco ad osservare cosa combinano i protagonisti più cool del momento. Mark Walhen, autore degli ormai celebri ominidi incappucciati ha da poco finito la realizzazione di un video musicale. Walhen ha infatti collaborato con Autolux per il video della track The Science of Imaginary Solution. Il video è stato diretto dal designer ed animatore Thomas McMahan.

Nel mentre un nuovo astro nascente si fa strada all’interno della scena newyorchese. Stiamo Parlando di John Ryan Solis, autore di illustrazioni e murales dal sapore vagamente erotico oltre che decisamente ben eseguiti. Meanwhile lo street artist austriaco Nychos è tornato all’azione nella sua amata Vienna.

Le destabilizzanti creazioni di Mark Jenkins

All’angolo di una strada secondaria, a Tor Pignattara, un cassonetto è stato guarnito con un’enorme meringa con ciliegina annessa. Un bizzarro accostamento, tipico del passaggio di un noto urban artist che recentemente ha invaso Roma. Infatti, nell’adiacente via Gabrio Serbelloni centinaia di persone sono in fila davanti alla Wunderkammern dove, il 17 marzo, si è inaugurata la prima personale capitolina di Mark Jenkins (1970 – vive e lavora a Washington DC) con Living Layers, un progetto pluriennale in collaborazione con il MACRO ideato per produrre scambio reciproco tra il patrimonio territoriale e quello culturale.

Artista americano di fama internazionale, Mark Jenkins è conosciuto per le sue strabilianti e geniali installazioni pensate per essere collocate all’interno del tessuto urbano. L’interazione tra le sue sculture, l’ambiente cittadino ed i passanti è fondamentale per la riuscita dei suoi interventi, concepiti con l’intento di suscitare sconcerto e confusione negli inconsapevoli osservatori, diventando essi stessi parte integrante della sua opera poiché un’apposita videocamera cattura le loro reazioni dando vita a impensabili performances.

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