Social netart, quando Facebook diventa arte

Come ogni fenomeno globale che si rispetti, i social networks finiscono sempre per attirare l’attenzione dei più creativi che solitamente riescono in qualche modo ad oggettivare ed enfatizzare vizi e virtù di queste piattaforme amatissime e cliccatissime. Facebook ad esempio è in questi ultimi tempi un vero e proprio banco di prova per moltissimi artisti e mentre molti lo usano solamente per pubblicare portfolio ed altre immagini, altri indagano sull’essenza stessa del mezzo. Dobbiamo dire che sono proprio i talenti nazionali ad aver lanciato le più interessanti operazioni di questa Social netart ancora in fase di totale rodaggio.

Alessandro Bulgini ha più volte utilizzato Facebook per frammentare la sua immagine o documentare lo scorrere del tempo mediante una presenza assenza del suo profilo online. Le sue invenzioni estetiche e concettuali hanno letteralmente aperto nuove prospettive ai fruitori di questo diffusissimo mezzo di comunicazione. Ma Bulgini non è l’unico pioniere di queste nuove tecniche artistiche.

Quando i talenti emergenti rimangono emergenti per sempre

A volte anche noi esperti del settore ci lasciamo andare a previsioni circa gli andamenti del mercato dell’arte, spesso però queste previsioni vengono largamente smentite dai fatti. Quando si parla di talenti emergenti allora c’è da sbizzarrirsi e qualsiasi curatore, gallerista o altro attore della scena possiede la sua lista personale di bombe pronte ad esplodere. Ognuno ripone molta fiducia sulle sue scelte, forse troppa e sparare nomi a raffica solo per darsi le arie da talent scout non è sempre salutare. Questo meccanismo rischia infatti di porre troppe pressioni su giovani artisti che devono ancora affinare la propria ricerca prima di trasformarsi in veri e propri protagonisti dell’arte contemporanea.

Di meteore negli ultimi anni ne sono volate parecchie e tranne qualche rara eccezione anche i più blasonati talenti vincitori di pluriprestigiosi concorsi sono rimasti in un limbo che spesso e volentieri li vede confinati all’interno della nostra nazione. In sostanza li vedi sempre li, a produrre le loro opere che si risolvono in operazioni documentaristiche spuntate, a vincere l’ennesimo premio o l’ennesima residenza, a farsi chiamare giovani a 45 anni  e a ricevere l’ennesimo articolo su quei magazine nazionali scritti in inglese che fanno molto cool ma grondano autoreferenzialismo a destra e mancina.

Per essere giovani artisti…un commento di Alessandro Facente

Vorrei postare su questa pagina il commento del curatore Alessandro Facente alla notizia Per essere giovani artisti bisogna darsi da fare apparsa sul nostro blog alcuni giorni fa. Mi sembrava doveroso pubblicare questa risposta sotto forma di articolo (pur mantenendo la veste spontanea e diretta dello scritto) poichè essa è talmente strutturata da non poter rimaner “chiusa” in un semplice commento:

Cara Micol, all’estero gli italiani sono assolutamente considerati, e sono daccordo con te che siano decisivi gli spostamenti, però, differentemente dal nostro, il sistema straniero investe sugli artisti autoctoni. Per loro è più sensato sp…endere soldi per pubblicità e produzione piuttosto che in spedizione di opere. Il problema però è anche legato al fatto che agli artisti non bisogna chiedere di spostarsi perchè già pensano alle opere, chiediamo invece ai collezionisti di comprare, alle riviste di scrivere e alle gallerie di produrre il lavoro, partecipare alle fiere e tessere contatti per sviluppare il loro percorso.

preload imagepreload image