THIS IS NOT ART, I AM ART

Due coniugi si domandano ,”che questa sia arte?”

“Girl with ball”: Un uomo e una donna si aggirano per le sale di una nota galleria.

Dico un uomo e una donna ma in realtà non sembrano persone reali. Lui bellissimo assomiglia a Ken il compagno di Barbie, ha la vuota espressione di un automa. Ignora la sua fidanzata persa in fantasticherie narcisistiche. Contemplano varie opere d’arte di matrice astratta ma sembrano lontane da quel espressionismo astratto propugnato da Pollock e  De Kooning: le pennellate non sono dettate dall’irrazionalità e dal sentimento ma bensì da un preciso esercizio razionale. Poi ”Look Mikey”:Paperino e Topolino. Colori primari (blu, rosso, giallo) e piccoli dots sembrano simulare la commerciale tecnica di stampa dei fumetti; l ‘illustrazione basata su “Donald Duck lost and found” del 1960.

Se la Tate nuoce all’ambiente

Come ben sapete il colosso del petrolio BP è uno dei major sposnsors della Tate Gallery di Londra. Il problema è ce la BP è anche responsabile di uno dei più grandi disastri ecologici della nostra storia, vale a dire la copiosa perdita di petrolio dalla piattaforma Deepwater Horizon del 2010. La sponsorizzazione entrerebbe quindi in conflitto con la carta etica della Tate che prevede il divieto di accettare sponsorizzazioni da enti o figure che siano attualmente implicati in processi legali.

Fumo di Londra 1 – Pittura e scultura? vive e vegete!

Dalle nostre parti pittura e scultura sono divenute una metafora, anzi una banalità. Una massa informe di critici ed addetti del settore anemici ed annoiati ci ha da tempo convinto che essere un pittore equivale ad essere un reazionario, essere scultore significa essere un retrogrado, uno zombie che attende solamente il classico colpo in testa.

Londra 2012, altro che Italia ’90

Londra come ben sapete ospiterà i giochi olimpici del 2012 ed è inutile negare che in questi giorni la city è in gran fermento per programmare una degna offerta culturale. Rispetto agli inglesi, noi italiani abbiamo sempre usato questi grandi eventi sportivi per lucrare e realizzare nuovi impianti, sia sportivi che civili, per poi abbandonali in tutta fretta, lasciandoli  marcire indecorosamente. Basti pensare allo scandalo dei mondiali di calcio Italia ’90 ed agli ampliamenti dello stadio Meazza, al nuovo impianto San Nicola di Bari, le varie stazioni ferroviarie come il Terminal Ostiense a Roma è così via, tutte opere costate un occhio della testa e decisamente inutili, di mostre d’arte neanche a parlarne.

Gli inglesi invece pensano anche alla cultura, magari non saranno un popolo perfetto ma hanno compreso  l’importanza ed il ritorno d’immagine ed economico che la cultura offre. Il Tate ad esempio partirà con una grande retrospettiva su Damien Hirst, controverso artista-fenomeno della generazione YBA. Ovviamente saranno presenti alla mostra pezzi forti come The Physical Impossibility of Death in the Mind of Someone Living (lo squalo in formaldeide) e A Thousand Years (la testa di mucca putrescente).

Il Turner Prize 2009 a Richard Wright ma non è tutto oro quello che luccica

 Richard Wright è il vincitore del prestigioso Turner Prize 2009. L’artista ha presentato una intricata composizione murale a foglia d’oro che rimarrà in mostra fino al 6 gennaio 2010. Wright attualmente 49enne è il più vecchio vincitore del premio dal 1991 anno in cui fu limitata a 50 anni l’età dei partecipanti. L’artista è riuscito ad imporsi sugli altri partecipanti Enrico David, Roger Hiorns e Lucy Skaer. Wright ha abbandonato la normale pittura su tela alla fine degli anni ’80 ed è divenuto famoso per i suoi wall paintings che vengono temporaneamente esposti per poi essere cancellati.

Quasi tutta la produzione di Wright è andata distrutta per sua decisione. La tecnica dell’artista è un omaggio ai grandi maestri del rinascimento che tracciavano i loro soggetti su carta e successivamente bucavano la superficie per poi soffiare polvere di gesso attraverso i buchi, trasferendo così le immagini sul muro (tecnica anche detta dello spolvero). L’opera di Wright sembra fatta per attrarre anche i tradizionalisti, nelle sue patterns fondamentalmente astratte si intersecano possibilità figurative. Tra le linee si può scorgere una figura, una geometria o un paesaggio apocalittico ma non appena la mente tenta di elaborare un singolo soggetto, l’immagine evapora tra le turbolenze dello sfondo.

Una falsa Tracey Emin manda gli auguri di Natale al vicinato

Alcuni abitanti di un quartiere nell’est di Londra hanno ricevuto i consueti auguri di Natale, usanza che nel regno britannico è talmente antica e salda da resistere persino agli attacchi della posta elettronica e degli sms. Ora voi vi chiederete cosa ci sia di strano in tutto ciò ma la cosa assai stupefacente è che gli inviti recavano il seguente augurio: “Buon Natale da Tracey Emin“.

Nella lettera allegata ai Seasonal Good Wishes la celebre e chiacchierata artista avrebbe persino elencato alcuni piani che prevedono la demolizione di tre grandi magazzini nel quartiere di Spitalfields e la successiva costruzione di un grande studio con annessa Art Facility. Nella lettera Tracey Emin assicura che la costruzione sarà effettuata secondo metodi tradizionali, senza sconvolgere l’ambiente circostante ed implementando anche una grande piscina.

Cartrain ruba le matite a Damien Hirst

Il diabolico folletto dell’arte contemporanea Mr. Damien Hirst è sempre in agguato. Con i suoi tiri mancini ha letteralmente catalizzato il mondo dell’informazione e del collezionismo internazionale convincendo tutti a sborsare fior di milioni per i suoi squali in formalina o per i suoi dipinti a puntini colorati. Hirst è tra i pochi, insieme a Jeff Koons e Maurizio Cattelan, ad aver compreso l’importanza di costituire una solida matrice imprenditoriale alla base di ogni produzione artistica.

Ciò unito ad una martellante campagna pubblicitaria a colpi di presenzialismo ed immagine ha garantito all’artista britannico una fama mondiale oltre che un posto nella storia dell’arte. Eppure anche il sardonico Hirst, l’artista che scherza con la morte e se ne compiace, anche lui dicevamo è stato vittima di una divertente azione di guerrilla art che lo ha fatto andare su tutte le furie. L’autore di questo gesto di rivolta artistica è Cartrain, street artist di appena 17 anni proveniente da Londra.

Twitter, Facebook e gli eventi artistici

Anche i musei come il resto del mondo si sono gettati nell’universo Twitter per tenere vivo il contatto e la comunicazione con gli appassionati d’arte di tutto il globo. Twitter è un servizio di social network e microblogging che fornisce agli utenti una pagina personale aggiornabile tramite messaggi di testo lunghi al massimo 140 caratteri. Gli aggiornamenti possono essere effettuati tramite il sito stesso, via SMS, con programmi di messaggistica istantanea ed e-mail.

Tali aggiornamenti sono mostrati istantaneamente nella pagina di profilo dell’utente e comunicati agli utenti che si sono registrati per riceverli. A guidare la classifica delle istituzioni museali con più contatti c’è il MoMa con 28,803 persone iscritte, una cifra ancora molto modesta se si pensa al fatto che il campione di basket Shaquille O’Neal detiene il primato con oltre 2.8 milioni di fans.

Damien Hirst, Il Tate ed i Gemelli

 Incredibile ma vero siamo ancora qui a parlare dei nuovi pruriti artistici di Damien Hirst e di una nuova mostra al Tate Modern di Londra. L’artista sembra essere una inesauribile fucina di idee il più delle volte molto discutibili mentre la famosa istituzione museale britannica inanella una mostra dietro l’altra, il più delle volte abbastanza interessante.

Insomma tirando le somme Londra resta stabilmente nelle zone alte della classifica delle più prolifiche location per quanto riguarda la scena dell’arte contemporanea. Ma torniamo a bomba, dal 1 ottobre 2009 al 17 gennaio 2010 il Tate ospiterà una mostra dal titolo Pop Life: Art in a Material World, ovviamente come suggerisce tale incipit l’evento indagherà sulle influenze della società del consumismo nei confronti della creazione artistica, niente di nuovo sotto al sole e va da sé che lo spettro di Andy Warhol aleggerà più o meno in maniera convincente nel corso di un megapolpettone i cui ingredienti principali saranno nomi del calibro di Tracey Emin, Keith Haring, Martin Kippenberger, Jeff Koons e Takashi Muratami.

Lorenzo Fusi, quel ragazzo di Liverpool

Colpo grosso per uno dei principali attori del sistema dell’arte contemporanea italiana. Lorenzo Fusi è stato nominato curatore della mostra The international, manifestazione di punta della Liverpool Biennial in Inghilterra. Fusi svilupperà un programma per la prossima edizione della biennale che si terrà nel 2010. Il curatore lavorerà fianco a fianco con i curatori di importanti istituzioni come la Tate di Liverpool, la Bluecoat,  la FACT (Foundation for Art and Contemporary Technology) e la Open Eye Gallery con la supervisione del direttore artistico Lewis Biggs.  Fusi che sarà investito a pieno titolo della carica a maggio 2009 è attualmente il curatore di SMS Contemporanea di Siena ed è stato fino al 2008 il curatore capo del Palazzo Delle Papesse a Siena. La competenza e la professionalità del curatore italiano saranno di grande aiuto per la biennale inglese.

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