Bolsena, gli anni di Plinio De Martiis. Rentica, testimonianza di una generazione

La Galleria La Tartaruga di Plinio De Martiis, fondata a Roma nel 1954, fu un luogo determinante per il rinnovamento artistico del dopoguerra in Italia, rinnovamento che ebbe, tra metà anni Cinquanta e fine anni Sessanta, la sua punta più avanzata proprio a Roma. Fu a Roma che una comunità d’artisti, già attivi nei decenni precedenti, in singolari posizioni di dissidenza rispetto alle diverse correnti di pittura, si confrontò con straordinaria originalità con le generazioni più giovani e con il loro procedere in direzioni diverse e spesso divergenti. Questo confronto, anche conflittualmente dialettico, avvenne in buona parte proprio negli spazi della Galleria La Tartaruga.

Come ricorderà Stefano Malatesta “Non erano venuti a Roma a scrivere Tennessee Williams detto The Bird, Truman Capote e Gore Vidal? Non si era ritirato presso le monache di clausura del Colle Oppio il famoso filosofo George Santayana? Non si faceva dalle parti di Cinecittà il miglior cinema del mondo con registi i cui nomi incuriosivano all’estero perché finivano sempre in Rosellini, Fellini? E nelle gallerie non erano esposte opere per dire di De Kooning, Twombly tutti surrealisti vivi e morti, tutte le ultime novità da New York, Londra, Parigi”. Anni roventi, momenti imprescindibili che hanno poi conformato la nostra contemporaneità.

Jackson Pollock? un’invenzione della C.I.A.

In questi giorni è apparso su La Repubblica un articolo decisamente affascinante. Donald Jameson, ex funzionario dell’intelligence statunitense avrebbe infatti dichiarato che i maestri dell’espressionismo astratto Jackson Pollock, Robert Motherwell, Willem de Kooning e Mark Rothko, furono finanziati (a loro insaputa) direttamente dalla C.I.A., questo per imporre il new american painting all’attenzione del mondo.

L’espressionismo astratto potrei dire che l’abbiamo inventato proprio noi della Cia dopo aver dato un occhio in giro e colto al volo le novità a New York, a Soho. Scherzi a parte avemmo subito molto chiara la differenza. L’espressionismo astratto era il tipo di arte ideale per mostrare quanto rigido, stilizzato, stereotipato fosse il realismo socialista di rigore in Russia. Così decidemmo di agire in quel senso” ha dichiarato Jameson. A noi queste cose fanno un poco sorridere, specialmente quando si parla di sostegni economici e letterari con ampi articoli su riviste come Encounter, Preuves e Tempo Presente.

Un nuovo libro svela la “vita spericolata” di Leo Castelli

Leo Castelli ha gestito dagli ’50 fino alla fine degli anni ’90 la Leo Castelli Gallery al numero 420 di West Broadway, diventando un vero e proprio mito dell’arte contemoporanea. Dalla sua scuderia sono infatti passati i più grandi artisti del ventesimo secolo come Jackson Pollock, Willem de Kooning, Robert Rauschenberg, Jasper Johns, Frank Stella, Roy Lichtenstein, Andy Warhol, Robert Morris, Donald Judd, e Dan Flavin.

La lunga e mitica carriera di Castelli è ora documentata in una nuova biografia di Annie Cohen-Solal dal titolo Leo and His Circle. La pubblicazione offre buoni spunti per saperne di più sulla figura del grande dealer e vorremmo fornirvi qualche stralcio che ci sembra decisamente divertente.

Scoperto un vecchio autoritratto di Lucian Freud…con un occhio nero

Vi è mai capitato di litigare con qualcuno e magari prendere un bel pugno in faccia? Noi di Globartmag speriamo di no ma tutti quelli che hanno fatto questa brutta e dolorosa esperienza sanno benissimo che un pugno in faccia comporta le seguenti reazioni da parte del malcapitato: una corsa al pronto soccorso, una denuncia all’assalitore agli organi di polizia ed infine un bella bella bistecca da apporre sull’occhio nero per lenire il gonfiore.

Ovviamente tutti si comporterebbero così, tutti ma non un artista del calibro di Lucian Freud. Il celebre pittore dopo aver litigato con un tassista ha messo da parte dolore e rabbia ed è tornato al suo studio per fissare su tela il suo occhio livido. Quel giorno ad aspettarlo nel suo studio c’era un uomo che doveva posare per un ritratto. L’uomo vide Freud entrare frettolosamente dalla porta principale con il volto segnato dalla rissa, il pittore lo guardò e gli disse: “Vai via, devo dipingere me stesso in questo stato”.  Ovviamente non è un mistero che la vita di Freud è stata molto turbolenta e la violenza ha giocato un ruolo principale in tutto il corso della sua esistenza: “Ho partecipato a molte risse non perché mi piacesse combattere ma semplicemente perché la gente mi diceva delle cose e l’unica risposta che riuscivo a dare erano i pugni” ha dichiarato il maestro alcuni anni fa nel corso di  un’intervista.

Il MoMa abolisce le cornici

Le migliaia di visitatori che da oggi si recheranno nella stanza 19 posta al quarto piano del MoMa, Museum of Modern Art di New York rimarranno senz’altro stupiti. Ai muri sono sempre appesi capolavori dell’espressionismo astratto dipinti da artisti del calibro di Willem de Kooning e Franz Kline ma le loro cornici sono scomparse ed ora le opere lasciano intravedere tracce materiche ai bordi ed i chiodi dell’intelaiatura.

La rivoluzione è stata attuata da Ann Temkin, nuovo curatore capo della sezione dipinti e sculture. “La cornice era una convenzione” ha spiegato la direttrice ai microfoni del New York Times indicando Painting Number 2 (1954) di Franz Kline. Una convenzione che secondo Ann Temkin ha in qualche modo addomesticato per troppo tempo le opere, oscurando la loro potenza rivoluzionaria e radicale. Via le cornici quindi per rompere definitivamente con il passato. 

Psicoanalisi e arte contemporanea a New York

Alzi la mano chi di voi non si è mai avvicinato ai misteri della psicoanalisi imbattendosi in teorie su associazioni libere, lapsus, atti involontari e l’interpretazione dei sogni. D’altronde il caro e vecchio Sigmund Freud anche se da molti studiosi è considerato superato è pur sempre il padre della psicoanalisi e come tale affascina da sempre schiere di curiosi di tutto il mondo.

Anche gli artisti, in quanto curiosi per eccellenza, sono stati influenzati dalle teorie del celebre dottore austriaco, per questo fino al 22 agosto prossimo la galleria Haunch of Venison di New York ha deciso di ospitare un’interessante mostra collettiva dal titolo The Figure and Dr. Freud, evento che racchiude le opere di 31 grandi artisti del secolo scorso i quali hanno indagato sulla figura umana vista attraverso gli occhi del Dr. Freud.

Ad Amburgo la retrospettiva di Cecily Brown

La Deichtorhallen di Amburgo ospita dal 25 aprile al 30 agosto 2009 un’importante mostra della pittrice Cecily Brown. L’evento è il primo in europa a mostrare un’ampia retrospettiva dell’artista inglese comprendente 48 opere dal 1998 al 2008. Cecily Brown (1969) sceglie soggetti erotici per le sue enormi tele, il suo lavoro si avvicina all’astratto poiché le forme sembrano solitamente dissolverse in un cromatismo puro.

Tatto, piacere e passione sono le emozioni che si associano alle opere dell’artista che evocano momenti di esperienza umana allacciandosi alla tradizione figurativa di Nicolas Poussin, Edouard Manet e William Hogarth sino a giungere all’espressionismo astratto di Willem de Kooning. Negli scenari dei suoi ultimi lavori figure sfuggenti si muovono all’interno di paesaggi pastorali dove la tensione dell’astratto invade i frammenti narrativi donando energia pura. I soggetti si riducono a masse dissolte in continua attività che attraverso la frammentazione delle forme creano un flusso continuo con le quinte che ritraggono paesaggi immaginari.

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