Silvia Camporesi – SIFR, La distanza canonica

La galleria Z2O di Roma inaugura il 7 dicembre la mostra personale dell’artista Silvia Camporesi. Il progetto dal titolo Sifr – La distanza canonica è la terza parte di un lavoro, portato avanti da alcuni anni, che analizza il rapporto fra corpo e spirito, tema costante della sua ricerca artistica.

Dopo Dance dance dance-la nuotatrice e Secondo vento-la karateka, l’artista dedica Sifr alla disciplina sportiva della corsa, offrendo una personale riflessione sul modo in cui, a partire dal corpo e dallo sforzo fisico, si possa arrivare ad una evoluzione spirituale. La mostra si articola intorno ad un lavoro video in cui l’artista, che fatalmente in questo caso diventa anche la protagonista, si ritrova ad affrontare un percorso mettendo alla prova le emozioni del proprio essere: l’azione della corsa, con le fatiche che essa comporta, sui momenti di debolezza e di esaltazione di chi la prova.

Archana Hande – All is fair in Magic White

Nel terzo appuntamento con l’arte contemporanea indiana il 21 gennaio la galleria romana Z2O presenta – per la prima volta in Europa – “All is fair in Magic White”, il lavoro dell’artista Archana Hande (Bangalore, 1970) a cura di Maria Teresa Capacchione.

All is fair in Magic White è una sorta di compendio dei lavori e delle idee su cui l’artista ha lavorato negli ultimi dieci anni. Archana Hande ha sviluppato infatti la sua ricerca creativa sul tema dell’”identità”: identità di razza, di classe, di cultura, di religione nell’India post-coloniale e questa ricerca trova in “All is fair in Magic White” una perfetta sintesi narrativa e stilistica.
Archana Hande – che nel suo lavoro si avvale di tutti i media: video, pittura, fotografia e “new media” come Internet (suo il progetto: www.arrangeurownmarriage.com) – in “All is fair in Magic White” narra una storia utilizzando una tecnica di incisione molto diffusa in Asia, quella del “block print”.
Con questa tecnica – usata con l’intento di creare una sorta di continuità con il lavoro artigianale di cui si parla nel racconto – la Hande ha inciso su 120 singoli “stampi” di legno le scene della storia, imprimendole poi su 18 tele su cui è infine intervenuta dipingendo a mano.

Il senso di Kaarina Kaikkonen per gli oggetti

Interessante proposta artistica alla Z20 Galleria Sara Zanin di Roma, Globartmag ha visitato per voi la mostra personale della finlandese Kaarina Kaikkonen (Iisalmi, Finlandia, 1952) che rimarrà in visione fino al 30 ottobre anche alla location della Fondazione Pastificio Cerere. La cosa che ci ha più colpito di questo progetto intitolato From Generation to Generation è la facilità con cui l’artista riesce a plasmare materiali di uso comune come camicie e giacche usate, trasformandole mediante un personale procedimento alchemico in qualcosa di diverso ed estremamente affascinante, operando sulla cangiante ed impalpabile natura della forma.

Così da masse d’indumenti affastellati uno sull’altro, sorgono landscapes impreviste impreziosite da una prospettiva rigorosa e da colori che sembrano seguire i toni della luce all’orizzonte. Al centro della galleria troneggia invece una meravigliosa installazione costituita da giacche incrociate fra loro che compongono un’architettura inusitata la quale riporta alla mente lo scheletro di un enorme cetaceo.

From generation to generation, la prima personale romana di Kaarina Kaikkonen

La Fondazione Pastificio Cerere e Z2O Galleria Sara Zanin sono lieti di ospitare per la prima volta l’artista finlandese Kaarina Kaikkonen (Iisalmi, Finlandia, 1952) in una doppia mostra personale dal titolo From generation to generation a cura di Laura Barreca.

Nota internazionalmente per i suoi progetti ambientali e per le grandi installazioni realizzate con l’uso di materiali semplici come indumenti o carta, Kaarina Kaikkonen affronta la sua prima personale a Roma cimentandosi in una grande installazione nello spazio suggestivo della Fondazione Pastificio Cerere. I materiali utilizzati sono per lo più camicie, giacche usate di diversi colori e fogge recuperate nei mercati della capitale, che nelle mani sapienti dell’artista rimodellano e interpretano l’architettura esterna del cortile e gli spazi interni del Pastificio Cerere, in un suggestivo progetto site-specific.

L’artista di Bolliwood sbarca a Roma

Continuando il percorso attraverso l’arte contemporanea indiana, il 28 maggio la Z2o Galleria ha il piacere di presentare per la prima volta in Italia Indochine, il lavoro di uno dei massimi esponenti della new wave indiana: Baba Anand (Srinagar, Kashmir 1961).

Baba Anand è internazionalmente famoso per le sue rielaborazioni dei poster dei film bollywoodiani degli anni ’50-’70: collage nei quali le star del cinema indiano vengono adornate come divinità, assumendo – attraverso l’uso di vari materiali come paiette, fiori finti, bindi, stoffe, lustrini – una tridimensionalità che li rende vivi, palpitanti. Traendo linfa vitale dalla cultura popolare del suo Paese, Baba – definito anche l’erede indiano della Pop art – esalta fino al paradosso il gusto del kitch, prendendo gli stereotipi della cultura indiana e facendoli assurgere ad opera d’arte, con ironia e divertimento.

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